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Idee di cambiamento

Media house

In questi anni diverse società di basket si sono dotate di strutture interne per produrre e pubblicare i contenuti online che le aiutano a espandere l’identità e l’immagine della squadra. Le media house sono un elemento imprescindibile per le società più prestigiose e in America, oltre alle squadre NBA, si sono diffuse anche in WNBA e NBA D mentre in Europa sono ancora in uno stato sperimentale e disorganizzato.

Le attività di promozione, comunicazione e marketing nel mercato cestistico italiano sono interessanti da atture, perché sebbene quest’ultimo è esiguo, attività che mirano alla promozione forse smuoverebbero un po’ l’interesse e la diffusione del basket, rendendolo più attraente. Lo sport che più si avvicina alla cultura underground, che è ancora predominante nei giovani, è lo skate ma il basket è nei primi posti. Seguire gli usi e i costumi della cultura underground porta spesso ad un seguito delle pagine social di artisti e sportivi conformi allo stile descritto. Purtroppo però questo interesse in pochi casi si trasforma in tifo e di coseguenza le pagine che guadagnano questi seguaci, perlopiù d’oltreoceano come i Lakers e i Warriors, non guadagnano poi così tanto.

Attualmente in Italia le pagine social dei club non investono molto nelle media house soprattutto per la scarsità di fondi economici. Ma se le scarpe più desiderate di quest’ultimi anni sono da basket è conveniente creare contenuti digitali su elementi della moda underground, per avvicinare giovani. È complesso creare qualcosa dal nulla, ma usare un tono spiritoso e sensibile nelle pubblicazioni di post è utile e fruttuoso. È necessario sfruttare i trend del momento, canzoni, meme, arte, (esempi recenti sono stati l’uscita dell’album di Drake, le creazioni artistiche di Cattelan). I contenuti, ormai sotto forma di reels, più visti nei club sono le presentazioni delle divise dei giocatori, poi ci sono ovviamente le giocate più complesse – spettacolari.

Oggi le persone sono interessate ad un prodotto di qualità che racconti l’identità, la storia ma in breve tempo. Girare video e scattare foto nei luoghi più visti per la presentazione della squadra è il massimo. Anche le squadre di calcio durante le partite in trasferta raccontano la loro esperienza attraverso stories e post, principalmente artistici o culturali, delle città dei rivali. E alla gente piace perché racconta qualcosa che non è consuetudine, stimolando banalmente piani turistici. Dietro agli sforzi produttivi per i video delle media house non c’è solo la volontà di coinvolgere e intrattenere i tifosi e i simpatizzanti, ma soprattutto a guadagnare attraverso i post brandizzati dagli sponsor. Conoscendo i gusti della tifoseria si sviluppano di conseguenza i propri servizi di ecommerce, ma anche tutte le proprie offerte a pagamento e le app, sistemi con cui i tifosi possono partecipare e discutere. Nelle società più prestigiose per espandere il loro tifo sono usciti dei veri docufilm che percorrono storie di giocatori o di particolari stagioni vincenti, alcuni come Last Dance, Francesco Totti, l’ultimo Re di Roma, First Team: Juventus. Essi sono diffusi prevalentemente negli Stati Uniti ma anche in Europa si stanno diffondendo, ricoprendo una buona fetta di mercato.

Voi lo vedreste un docufilm sulle imprese di Dino con Varese in Eurolega, o di Mike D’antoni e McAdoo con l’Olimpia o ancora la Virtus di Ginobili?

#cambiamentocestistico

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